Quelli che seguono sono estratti di una lettera di Ajahn Thānavaro indirizzata ad Ajahn Sumedho che descrivono gli sviluppi ad oggi del vihāra italiano appena fondato.
“Siamo a Sezze da un mese e ci stiamo sistemando senza alcuna difficoltà. I nostri vicini ci sono stati di grande aiuto: come saprai, esprimere ospitalità mediante il cibo è una tradizione di lunga durata presso gli italiani. Recentemente, dopo essere ritornato dal pindapāta (una lunga camminata in salita verso Sezze), sono stato invitato dal vicino, e la mia ciotola vuota è stata riempita fino all’orlo con uova, pane e dolci di Pasqua …
Sezze è una movimentata cittadina con una popolazione di circa 30.000 persone che fa sentire la sua rumorosa presenza attraverso la valle, riproducendo i differenti ritmi della sua giornata. A partire dai numerosi progetti edilizi che attualmente ci sono su questa collina (la maggior parte dei quali senza permesso!) fino al traffico della città sottostante, raramente veniamo lasciati in solitudine. Uno dei nostri frequenti “visitatori” è un vecchio caccia bombardiere in uso per addestrare i piloti, che gira continuamente sulle nostre teste. Come forse ricorderai, ritengo che il mio servizio militare non abbia favorito la mia serenità, e allora ho preso a cuore il tuo insegnamento di non dimorare nell’avversione che si può avere verso i suoni. E devo dirlo, questi insegnamenti sono stati di incredibile valore – ed efficacia – in tutti questi casi.

Di frequente la mattina, quando esco per la questa a Sezze percorrendo un tragitto di circa quattro miglia, faccio diretta esperienza dell’energia dinamica delle persone all’inizio della loro giornata. Sicuramente il simbolo del bhikkhu è da molti visto e riconosciuto come quello di uno che vive nel mondo ma non lo segue. E ho scoperto che la pratica di camminare consapevolmente durante pindapāta è sostenuta dalla pratica del mio mantra più efficace: “Buongiorno”. È un suono così potente che non manca mai di aprirsi una breccia nella reazione prevenuta o cinica che alcuni sembrano sperimentare quando vedono un bhikkhu per la prima volta. Come un’anziana vedova italiana, abbigliata col tradizionale abito nero del lutto, che rivolta all’amica mentre passavo ha sottolineato: “Prima di morire, dovremo vederne di tutti i colori”.

Riguardo al nostro comitato laico, che ci è stato di così grande aiuto nella nostra transizione, molte delle attività sono ancora in stato embrionale. Stiamo comunque procedendo piuttosto velocemente con i lavori edilizi del piano terra, in modo da poter disporre di un’appropriata sala di meditazione e degli alloggi per i visitatori. Immagino che il lavoro sarà completato prima del Vassa – ogni ritardo sarà eventualmente dipeso del consiglio comunale, nel caso in cui si opponesse alla ristrutturazione. In ogni caso ne dubito, dal momento che il sindaco e altri ci hanno offerto il loro sostegno. I singalesi hanno fornito grande supporto, e stiamo facendo la conoscenza di alcuni di loro che vivono in Italia da molto anni. Il presidente della Federazione dei Singalesi in Italia vive nel paese da 17 anni ed è estremamente felice della nostra presenza. Cercò di aprire un vihāra a Roma nel 1984: fu chiuso dalla polizia a causa del fastidio che provocava ai vicini. Personalmente sono ottimista nei riguardi di questa impresa: i nostri vicini hanno offerto un ampio spazio da destinare al parcheggio in caso di bisogno.
È impressionante la gentilezza mostrata da tutti, specialmente dal signor Piga (che è stato di recente da noi per tre giorni come nostro primo ospite), dalla Fondazione Maitreya, Corrado Pensa e il suo gruppo, l’A.Me.Co, e l’ambasciatore di Sri Lanka, il signor De Zoysa, il cui incessante entusiasmo è stato inestimabile per l’avvio di questo vihāra. Spesso diceva: “Il vihāra, una volta aperto, sarà sostenuto … non può chiudere”. Nonostante ciò la sua sicurezza non scaccia i dubbi del signor Piga e di Corrado Pensa riguardo alla “natura sperimentale del progetto”…
Sono contento dell’opportunità di mettere a fuoco più da vicino come fare le cose e che cosa è necessario fare. Certamente, a questo punto del mio addestramento, non posso semplicemente evitare il ruolo di guida! Ma come spesso ci hai ricordato, l’unico lavoro da svolgere è togliere di mezzo il nostro io.”
Continua la storia con “3. Consolidare le fondamenta“