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Storia 3. Consolidare le fondamenta

Nel corso dei due anni seguenti, vari monaci e anāgārika arrivarono dall’Inghilterra, ma generalmente non rimasero per più di circa sei mesi. John Angelori nel frattempo aveva lasciato il vihāra e si era stabilito a Latina, dove a tutt’oggi vive e dove da molti anni guida un gruppo di meditazione (www.centrosati.org).

In questo periodo si scoprì che l’edificio del vihāra aveva considerevoli problemi strutturali, perché era stato costruito con fondamenta inadeguate su un terreno prevalentemente argilloso, il che portò alla comparsa di numerose crepe nei muri. Si fece un esteso lavoro per testare e puntellare le fondamenta. Ironia della sorte, il nome Thānavaro significa qualcosa come “stabile fondamento”!

Nel frattempo Ajahn Thānavaro insegnava regolarmente a Roma (all’A.Me.Co.) e occasionalmente in altre parti d’Italia. Nel 1992 fu eletto presidente dell’Unione Buddhista Italiana. Fu fondato anche un consiglio amministrativo che potesse rappresentare il Sangha ai fini burocratici e si fece richiesta di riconoscimento ufficiale da parte del governo. Quando ciò fu finalmente concesso nel 1995, la proprietà del vihāra passò legalmente all’associazione Santacittarama.

 

Fu nell’aprile del 1993 che Ajahn Chandapālo arrivò dall’Inghilterra e, pochi mesi dopo, Ajahn Preechar Jutindharo. Intanto procedevano i lavori al piano terra, sia per la creazione di una sala di meditazione di 50 metri quadri che potesse accogliere una grande statua in ottone del Buddha che era appena arrivata dalla Thailandia, sia per due stanze per gli ospiti. Gradualmente crebbe il numero di visitatori e di persone desiderose di rimanere per un po’; fu inviata la prima di quelle che sarebbero divenute newsletter regolari. Proprio mentre Ajahn Thānavaro si trovava fuori sede per dei lunghi viaggi, uscì il film di Bertolucci “Il piccolo Buddha”, generando così un aumento d’interesse per il Buddhismo. Tale episodio è raccontato nel seguente estratto dalla Forest Sangha Newsletter dell’ottobre del 1994:

 

“Un piccolo risveglio in Italia”

Bhikkhu Chandapālo manda aggiornamenti da Santacittārāma, Italia

Sebbene il recente film “Il piccolo Buddha” sia stato un fiasco in Inghilterra, in Italia, terra natale del regista Bernardo Bertolucci, è stato accolto con grande interesse ed attesa, e proiettato con successo di pubblico. I media, in occasione dell’uscita del film, si sono messi alla ricerca di materiale sul Buddhismo, hanno così presto scoperto Santacittārāma e, subito dopo la partenza di Ajahn Thānavaro per un viaggio di tre mesi in Australia, Nuova Zelanda e Thailandia, ci siamo ritrovati a rilasciare interviste per le maggiori riviste e radio, apparendo anche brevemente in televisione in prima serata. Fortunatamente, il Venerabile Dhammiko è arrivato in nostro aiuto durante l’assenza dell’Ajahn: abbiamo davvero apprezzato il fatto di avere con noi un italofono madrelingua. Nonostante molti degli articoli fossero piuttosto superficiali e approssimativi, con titoli bizzarri come “Il Buddha è arrivato fra i carciofi di Latina” e “Il Tibet a Sezze”, l’interesse suscitato è stato davvero genuino e sincero. Sembra che in Italia il malcontento contro parte del clero non abbia però intaccato il rispetto per la vita spirituale e gli insegnamenti religiosi. Gli abitanti di Sezze sono rimasti profondamente colpiti dalla quantità di attenzioni rivolte ai loro monaci buddhisti e a quest’unico monastero theravādin presente in Italia; si è diffusa improvvisamente anche la falsa voce che il calciatore di fama mondiale Roberto Baggio, che è risaputo essere buddhista, stava conducendo un ritiro spirituale qui da noi!”

 

Nell’ottobre del 1994, Ajahn Chandapālo e Ajahn Jutindharo partirono a piedi da Sezze volendo giungere fino a Napoli, dipendendo esclusivamente sul cibo offerto in elemosina. Dopo circa dieci giorni di cammino erano arrivati a Castel Voltruno, non lontano da Napoli: da questo punto furono accompagnati in auto fino alla fine del loro tragitto. Segue un brano dal loro resoconto, pubblicato nella newsletter n°6 nel dicembre del 1994:

Ajahn Chandapālo e il Venerabile Jutindharo sono ritornati da Napoli coi piedi doloranti ma felici dopo il loro primo tentativo di re-introdurre in Italia la tradizione del mendicante itinerante. Hanno trascorso la loro prima notte lontani da Sezze, nell’abbazia di Fossanova (dove S. Tommaso d’Aquino trascorse i suoi ultimi anni). I frati francescani residenti, tutti polacchi, si sono dimostrati molto ospitali e piuttosto incuriositi. La maggior parte delle notti seguenti le hanno trascorse all’aperto, usando sacchi a pelo con teli impermeabili, dapprima sul versante di una montagna, quindi sulle spiagge fra Terracina e Castel Volturno. Talvolta amici premurosi hanno portato loro del cibo, occasionalmente hanno ricevuto offerte durante la questua mentre altre volte hanno semplicemente assorbito i raggi del sole e fatto qualche respiro profondo!

 

Fortunatamente il tempo è stato generalmente mite, ad eccezione di un forte temporale che ha smentito la validità dei teli impermeabili. Durante l’intero viaggio ci sono stati contatti con numerose persone comprensive, curiose e gentili: un numero impressionante di loro ha persino saputo riconoscere i monaci come monaci buddhisti! Dopo aver completato l’ultimo breve tratto in auto, hanno passato alcuni giorni a Napoli incontrando molti thai, italiani e altri del luogo interessati al Buddhismo. Khun Porntip ha gentilmente reso disponibile il suo appartamento ad Agnano come vihāra per il fine settimana…

All’incirca in questo periodo, i lavori al piano terra erano ormai completati e in fondo al giardino era stata costruita una kutī, aumentando così le possibilità di alloggio per i membri del Sangha e offrendo anche la possibilità di ritiri solitari. Nel novembre del 1994 il vihāra fu lieto di accogliere il nostro maestro Ajahn Sumedho e due altri abati: Ajahn Anek dalla Thailandia e Ajahn Tīradhammo dal monastero di Dhammapāla in Svizzera. Un evento degno di nota che si verificò durante il loro soggiorno fu la presa dei precetti da anāgārika da parte di Roberto, originario di Palermo: il primo italiano a formarsi come postulante vestito di bianco a Santacittārāma.

 

Continua con la storia con  “4. Nuovi progetti