Venticinque anni del Santacittarama
Recentemente ci siamo resi conto che sono passati 25 anni da quando Santacittarama è stato ufficialmente inaugurato nel Marzo del 1990. A quel tempo si trovava in un villino generosamente offerto dal compianto Vincenzo Piga, posto alla periferia di Sezze Romano (Latina), e i residenti iniziali furono Ajahn Thanavaro e Anagarika John Angelori.

Per ricordare questo importante evento abbiamo pensato di iniziare una “Storia di Santacittarama” che includa articoli, foto, commenti e riflessioni, che si andrà progressivamente costruendo con l’uscita di vari “numeri”. Ad un certo punto potrebbe essere la base per un libro da pubblicare e distribuire gratuitamente, come ad esempio in occasione dell’apertura ufficiale del tempio. Le nuove uscite saranno man mano annunciate alla pagina Novità.
Tanto per incominciare, vi proponiamo l’inizio di un articolo che annuncia l’apertura del primo monastero del Theravada in Italia, scritto da Ajahn Sucitto per la Forest Sangha Newsletter dell’aprile 1990 e pubblicato in italiano dalla rivista Paramita n° 35 da cui è tratta la traduzione:
UN SALTO DI FEDE
il Vihara di Sezze Romano
Ajahn Sucitto comunica l’imminente prospettiva di una nuova dimora monastica Theravadin (vihara), che sta prendendo forma in Italia e ne fornisce alcuni retroscena. Sarà Ajahn Thanavaro che tornando nel suo paese vi risiederà.

Lo scorso dicembre, ritornando da una visita in Svizzera e Italia, Ajahn Sumedho ha portato con sé alcune notizie che hanno suscitato un misto di interesse, entusiasmo e apprensione: la possibile fondazione di un vihāra in Italia, a circa 100 km a sud di Roma. Ajahn Thanavaro (Mario Giuseppe Proscia), che in quel momento era in visita dai suoi genitori in Italia, si è dichiarato disponibile a stabilirvisi, almeno per un po’ di tempo, come monaco anziano responsabile.
Nient’altro è certo, eccetto la bellezza del luogo sulla costa mediterranea e l’impegno dei sostenitori laici. Tante impressioni, e il segno che esse lasciano nella mente, precedono l’apertura di tutti i vihāra e sono quasi la caratteristica della vita del Sangha. La mente percepisce una piacevole immagine ispiratrice, allora si guarda intorno cercando qualcosa di solido su cui basarla e trova … spazio.
Così è stato per la fondazione del monastero buddhista di Chithurst, in Inghilterra, in una casa abbandonata e lontana miglia dai sostenitori laici, da parte di un gruppo di monaci inesperti di lavori manuali e senza certezze sulla continuità del sostegno da parte dei laici. Lo stesso è stato con Harnham, un’altra primitiva dimora da gestire senza denaro; e per Amaravati, un centro buddhista per il quale non esistevano modelli precedenti e il cui acquisto ha richiesto un grosso prestito bancario.

Così adesso, con un sangha la cui sensibilità è alquanto impegnata a fronteggiare esigenze già maturate, si prospetta un nuovo vihāra, affidato in buona parte a un solo bhikkhu. In termini spirituali si direbbe: è il momento di un altro salto di fede. E la successione degli eventi di questa avventura in effetti lo sollecita, perché se ne ricava un senso di inevitabilità.
I sostenitori di questo vihāra in Italia possono essere classificati in due gruppi: una grande comunità di singalesi e un gruppo di praticanti buddhisti italiani. A quest’ultimo appartengono Corrado Pensa e Vincenzo Piga quali esponenti principali: insegnante di vipassanā il primo e studioso di buddhismo da oltre un decennio il secondo. In Italia, se il monachesimo zen, tibetano e nichiren era presente, mancava ancora il monachesimo theravādin.
Il compianto venerabile Saddhatissa è andato spesso in Italia e, venendo a conoscenza di questa situazione, segnalò agli amici italiani il bhikkhu Thanavaro, che nato in Italia e ordinato monaco dallo stesso Saddhatissa, risiedeva allora in un vihāra della Nuova Zelanda con Ajahn Viradhammo. Questo risale a oltre tre anni fa.
Ajahn Sumedho, che ha visitato la Nuova Zelanda l’autunno scorso, ha ritenuto che per il venerabile Thanavaro era giunta l’ora di tornare in Europa, dopo aver trascorso quasi cinque anni agli antipodi, anche per ripagare i suoi genitori di una così lunga assenza e per riconnettersi con un sangha più numeroso. E quando il venerabile Thanavaro è giunto in Italia, vi ha trovato anche Ajahn Sumedho, invitato a Roma dalla comunità vipassanā. I due monaci sono stati presentati ai praticanti italiani, affinché ne potessero conoscere le condizioni spirituali e hanno visitato il villino che era stato approntato a Sezze Romano con la speranza di potervi ospitare un sangha theravādin, al servizio anche della comunità singalese, come auspicato dall’ambasciatore dello Sri Lanka.
La conclusione è stata che le condizioni necessarie per fondare un vihāra in Italia possano sufficientemente sussistere.

Ajahn Thanavaro e Anagarika John nella prima saletta di meditazione a Sezze
La direzione viene affidata ad Ajahn Thanavaro, quale ulteriore tappa della sua pratica monastica, avendo egli completato dieci Stagioni delle Piogge è abilitato ad insegnare…. Per lui: “Sembra chiaro che, quale buddhista occidentale, il mio posto è in Occidente, dove è necessario impegnarsi per portare avanti la pratica. La fondazione di questo vihāra italiano è arrivata a molti di noi come una sorpresa, ma posso dire con certezza che è stata una felice sorpresa. Mi considero molto onorato della possibilità che mi è stata offerta di trasmettere nel mio paese natale quanto sono riuscito ad imparare in oltre dodici anni di esperienza nel sangha”…
Il vihāra italiano è stato chiamato con il nome in pali: “Santacittarama” (Il Giardino del Cuore Sereno), che nella lingua italiana ricorda per assonanza “Santa Città di Roma”; sia il “Cuore Sereno” che la costruzione della “Santa Città” avranno bisogno di molto lavoro e impegno, e non solo spirituale.

Continua la storia con “2. Sistemarsi”